sabato 28 aprile 2012

Aquile e piccioni

Quanta fatica correre su quel campo minato che ad ogni zolla nasconde la trappola che fa scricchiolare le ossa, che allunga i muscoli.
Un'altro grido strozzato in gola, la caduta sul traguardo che brucia le ginocchia. Una sorta di tradimento a pochi giorni dalla fine, una trincea che rimane incustodita, fatta preda dal nemico proprio quando la guerra è vinta.
Con uno stormo di gufi e civette che ci volteggia sulla testa, sarebbe il caso di sciogliere i legacci all'Aquila, che si getti all'inseguimento e li faccia a pezzi col becco acuminato e gli artigli affilati.
Vorremo vedere questo, ma ci troviamo ad assistere alle disavventure di un nido di colombi spennati e impauriti, caduti dal ramo, alla mercé delle volpi e dei ratti.


Per il poco che rimane, decidete! Preferite essere Aquile o  piccioni?

sabato 14 aprile 2012

Incidenti balistici

Dannata vecchia signora, dannato Pinturicchio, tu ed i tuoi capolavori. Ma stavolta quello che hai dipinto è un San Sebastiano morente, trafitto da mille dardi, l'ultimo dei quali scagliato proprio da te.
Chapeau caro vecchio eterno bambino, sperando che questa sia la tua ultima prodezza contro di noi.
Nel britannico stadio che vede la bolgia della plebe trasformarsi in furore, la Legione smarrisce l'orientamento. E se le prove balistiche vengono effettuate negli appositamente riconvertiti stabilimenti Fiat, il portierone non ha scampo: è la lotta dell'uomo contro la macchina, dell'operaio contro il padrone, ma anche del biancoazzurro del cielo limpido assediato dal grigiore delle nuvole bianconere.
Nei tristi giorni piovosi che stringono alla gola il nostro orizzonte, un saluto particolare ad un ragazzo che inseguiva un sogno correndo lungo la fascia destra, ma quella davanti a te stavolta non era la verde distesa, ma la dura strada che ti ha portato via.
Ciao Mirko.

martedì 10 aprile 2012

Grido di battaglia

Rieccoci qui, dopo tanti funesti accadimenti le lacrime hanno fecondato le nostre energie e dopo la Pasqua la resurrezione sembra cosa fatta per noi. Almeno quella della carne, per quanto riguarda lo spirito bisogna attendere per valutare.
Nella gara che funge da Tua commemorazione, la Laudatio funebris la pronuncia un ragazzo venuto da Monza che per salire al pulpito non usa la scaletta, ma si prodiga in un volo che, a ben guardare, ha qualcosa di angelico, qualcosa che non è di questa terra. D'altronde c'è un alito divino che soffia sull'Olimpico per novanta minuti, l'avversario è ininfluente e nemmeno il gol di un ex, forse troppo rimpianto, offusca la certezza della vittoria finale.
Il tuo dito puntato ancora intimorisce il nemico, lo inchioda ai gradini di una curva che non ti lesinò mai rabbia, insulti e sputi. Vili! così come lo erano coloro che approfittavano del tuo cuore bonario e della tua testa, incassata sì tra le spalle, ma perennemente rivolta altrove.
Ora che un vessillo biancoceleste sventola sulle acque caraibiche del golfo messicano, ci piace immaginarti contento, vecchio pirata tra rum e palme, insofferente alla disciplina come al diritto commerciale, esiliato rampante, dare l'assalto a golette e brigantini carichi di conformisti e bacchettoni in doppio petto.
Ciao Long John, riposa in pace.